Charlie Alpha

Un cumulo di pietre ordinate, a simboleggiare una vetta con sulla cima un pezzo aeronautico. Tutt’attorno una giovane siepe ricorda gli alberi di un bosco appenninico. Chiunque si rechi al nostro Circolo, conosce perfettamente quella storia quando volge lo sguardo su un lato dell’ ingresso della sede.

Su quella coda scalfita, con quanto rimane del rotore, c’è tutta la tragedia dell’elicottero di soccorso I-EHCA (Charlie Alpha).

La tragedia di quattro persone che non erano persone qualunque: erano l’equipaggio dell’elisoccorso, erano un pò di tutti noi, l’amico, il fratello, il figlio.

Claudio Marchini, pilota, ex comandante in Marina Militare;

Annamaria Giorgio, dottoressa, medico anestesista della Rianimazione;

Corrado Dondi, infermiere e coordinatore di volo sanitario, componente fisso dell’Elisoccorso;

Angelo Maffei, infermiere di sala operatoria, sempre disposto al lavoro, assistente di volo sanitario.

Questi erano i nostri amici, i nostri figli, i nostri fratelli.

L’elisoccorso a Parma iniziò nell’ 88 e fu subito evidente l’ammirazione e l’affetto che suscitava quell’ambulanza con le ali nella grande famiglia dell’ Ospedale.

Quando Charlie Alpha decollava, dai reparti ospedalieri si guardava per intuirne la direzione, per interrogarsi su cos’era successo, a volte per accennare un saluto perché ogni dipendente e finanche i pazienti dovevano” sapere cosa stesse facendo quella creatura che era parte di noi stessi e come tale ne andava accudita l’esistenza. Aveva da poco compiuto 2 anni quando Charlie Alpha, la mattina del 18 Agosto 1990, fu chiamato per portare soccorso a una persona colpita da una fucilata.

” Non doveva esserci quella nebbia e quella foschia in una giornata di sabato d’agosto.

Ma Charlie Alpha non esitò e non tentennò un istante a tracciare la rotta verso quel luogo dove c’era una speranza di vita per un uomo, speranza che solo Charlie Alpha poteva dare. E nemmeno quelle nuvole lo fermarono nel varcarne l’ostile oscurità per cercare l’azzurro del cielo.

Sul monte Ventasso, a quota 1670 metri, c’è una croce su una pietraia; su un sasso levigato quattro nomi: Annamaria, Corrado, Angelo e Claudio -Caduti in missione.

Nei giorni di azzurro dai campi del Circolo, guardando per rotta 179, si può scorgere la pietraia del Monte Ventasso dove accadde la tragedia di tutti.

Per i loro cari e per tutti noi rimarranno sempre scolpiti nel cuore.

Marco Boselli